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La situazione sanitaria ed economica creata dal Coronavirus è senza precedenti, e va affrontata con risposte nuove”. Questo è quanto affermato dai sindacati Cgil-Cisl-Uil di Firenze per chiedere al Sindaco della Città metropolitana la creazione di una cabina di regia comune sulla crisi.

Quali sono state le conseguenze del lockdown sulle attività economiche del Chianti? Quali sono i settori economici che, dal tuo punto di osservazione, stanno maggiormente soffrendo?

La prima conseguenza del lockdown per le attività del Chianti è stata la chiusura di tutte le attività lavorative non facenti parte di settori indispensabili che hanno dovuto fermare per decreto del governo la loro attività. Le conseguenze sono state inevitabilmente la fermata produttiva di tutti gli ordini in lavorazione e di quelli in preparazione, mentre i settori non prettamente manifatturieri, come il Turismo, già da qualche giorno prima del lockdown hanno assistito alla disdetta delle prenotazioni e si, può affermare, alla “fine” in termini economici della stagione primavera-estate 2020, con l’inevitabile effetto domino di trascinare tutte le attività legate al settore turistico, la mancata assunzione delle molte lavoratrici/tori stagionali, e per i lavoratori in forza il ricorso agli ammortizzatori sociali.

Le prime conseguenze sociali per le lavoratrici/tori del settore turistico sono e saranno significative per la tipologia dei loro contratti stagionali e per le settimane lavorative che hanno perso, che non gli consentiranno di richiedere per il 2020 la disoccupazione e quindi il sostegno al reddito. Inoltre nelle prime misure del governo per il sostegno al reddito molti di loro sono rimasti fuori e poi recuperati successivamente attraverso “bonus” per pochissimi mesi. Questi numerosi interventi nei DPCM tutti diversi tra loro sono un segno palese della frammentarietà del mondo del lavoro e delle innumerevoli tipologie contrattuali esistenti.

Con  la chiusura delle scuole dal 9 marzo, gli appalti scolastici per mense, pulizie, e servizio pulmini si sono fermati, a differenza dei lavoratori diretti della scuola, con un impatto sociale importante per i lavoratori (prevalentemente donne) che avendo bassi salari hanno di conseguenza un sostegno al reddito molto basso, per non contare che, con la fine dell’anno scolastico, il loro contratto subisce la cosiddetta sospensione, avendo nella maggioranza dei casi contratti di  PT ciclici, il che significa niente retribuzione o sostegno al reddito per circa 3 mesi in attesa della riapertura delle scuole.

I settori maggiormente colpiti a nostro avviso sono il settore del Turismo e tutto il sistema di rete ad esso collegato e composto da artigiani, aziende agricole, agriturismi, ristorazione, ma anche  segmenti del manifatturiero che producono o lavorano per il settore agricolo e turistico.

Pensiamo che ancora la portata della sofferenza, sia dei settori che della tenuta occupazionale, non sia ancora chiara in quanto siamo in presenza del blocco dei licenziamenti fino alla metà di agosto 2020 e in attesa di capire se gli ordini e le commesse ripartiranno, come ovviamente auspichiamo. Guardiamo con attenzione a tutto il settore della produzione del vino e dell’olio per capire più avanti i possibili effetti della emergenza sanitaria.

In un periodo così difficile è fondamentale trovare la forza di reagire e individuare soluzioni ed idee che possano permettere una forte ripartenza dell'attività economiche.

Fra le aziende del Chianti, ci sono, secondo te, degli esempi positivi di risposta alla crisi?

E’ fondamentale trovare la forza di reagire per far ripartire il territorio del Chianti a livello sociale, economico, e culturale. Abbiamo il dovere di difendere il diritto al lavoro, l’economia, il saper fare e le conoscenze, che contribuiscono a produrre eccellenze in molti settori, dalla manifattura all’agricoltura, che contraddistinguono questo territorio.

Al momento, siamo in una fase di osservazione e monitoraggio per capire se ci sono aziende che dopo il lockdown hanno dato una risposta immediata alla crisi, molti probabilmente provano a ripartire in questi giorni. Ci sono aziende che hanno riaperto ma stanno lavorando gli ordini che sono rimasti fermi a causa della chiusura, ma ci hanno già riferito che finiti questi, al momento, non ci sono nuovi ordini o commesse. Questo ci preoccupa non poco  per la tenuta occupazionale.

Crediamo sia ancora troppo presto per avere un quadro della “ripresa” o di una nuova fase economica e produttiva che si potrebbe aprire anche rispetto alle misure messe in campo dai vari decreti del governo. Le aziende che hanno attivato gli ammortizzatori sociali sono ora nella fase di conclusione di queste procedure.

La riapertura delle tante strutture ricettive turistiche è un buon segno, e l’impegno delle AC ad attrarre su questo territorio un turismo “alternativo” che può usufruire di una offerta turistica che valorizza le bellezze e le caratteristiche paesaggistiche e storiche, la tradizione enogastronomia e vinicola del Chianti potrebbe essere un valido motore di rilancio del territorio. Un territorio che ha una tradizione agricola ma resta pur sempre a vocazione industriale con un sistema produttivo ben integrato ai prodotti caratteristici del Chianti.

 

Certamente la risposta alla crisi deve prevedere la salvaguardia occupazionale in termini qualitativi e quantitativi, la prospettiva di creare posti di lavoro, un’economia sana e competitiva, un buon sistema di infrastrutture materiali ed immateriali e un nuovo e rafforzato ruolo del settore pubblico, oltre ad un facilitato accesso al credito per le imprese. Elementi che non possono essere opzioni ma che sono indispensabili per evitare il presentarsi di una economia malsana che favorisca i pochi e gli interessi di nicchia, con il rischio reale di favorire il malaffare e l’illegalità.

Fra le azioni del Governo post-emergenza vi è il taglio delle tasse in busta paga che coinvolgerà oltre 16 milioni di lavoratrici e lavoratori, misura richiesta con forza dalle rappresentanze sindacali. Quali sono gli obiettivi che dovrebbe avere una più ampia riforma fiscale?

Dal 1 di luglio 2020 nelle buste paghe delle lavoratrici e dei lavoratori si ha una prima risposta per un allentamento della pressione fiscale, grazie ad una mobilitazione sindacale iniziata nel 2019. Dopo questo primo atto è necessario procedere ad una riforma organica del fisco che deve prima di tutto incrementare la progressività, come del resto stabilisce la nostra carta Costituzionale.

 

Una riforma fiscale deve prevedere, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la rimodulazione dell’IVA, la ridefinizione dell’IRPEF e delle detrazioni per lavoratori dipendenti e pensionati, una seria ed efficace lotta alla evasione fiscale con azioni mirate contro l’illegalità.

E’ importante concentrarsi su una riforma complessiva di tutto il fisco senza affrontare imposta per imposta le criticità, con una attenzione particolare all’equità e alla progressività escludendo condoni così come è da valutare una riduzione delle tasse anche per le imprese.

La digitalizzazione e la semplificazione devono essere affrontate nell’immediato, questo ha accentuato l’emergenza sanitaria, nell’ambito di una riforma fiscale complessiva. Il sostegno alle famiglie, il rilancio dei consumi e degli investimenti possono essere gli effetti economici e sociali di una buona e complessiva riforma del fisco.

L'emergenza Covid e le conseguenze socio-economiche che essa ha creato hanno ridato un ruolo centrale e decisivo alle iniziative di sostegno delle Istituzioni Europee. Quale può essere l’effetto di queste iniziative sul nostro territorio?

Pensiamo sia indispensabile, a fronte di una emergenza sanitaria come questa, una revisione complessiva delle politiche europee fino ad oggi improntate sull’austerità. Questa crisi ha colpito in modo trasversale tutto il mondo, gli effetti collaterali sono però differenziati dalla pregressa situazione economica e sociale che ogni paese ha, per cui abbiamo situazioni di drammaticità e situazioni che hanno “tenuto” l’impatto.

L’Europa interverrà proponendo i vari aiuti agli Stati, vedremo a quali attingeremo e successivamente gli effetti, anche con azioni di liquidità a differenza della crisi del 2008, che dovranno sostenere la sanità, lo sviluppo economico, il mercato del lavoro, e le relative politiche industriali.

Crediamo sia importante attingere alle risorse europee e ai vari fondi valutando attentamente anche le modalità ed i “vincoli” che saranno indicati perché brucia ancora il contenuto della lettera dell’agosto del 2011 da parte della BCE al nostro paese in cui ci venivano richiesti importanti riforme, dalla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, alla riforma del mercato del lavoro con l’abolizione dell’art.18  sui licenziamenti, della L.300/70, alla destrutturazione dei CCNL, precarizzando inevitabilmente i rapporti di lavoro. Certo, era un’altra situazione, ma l’indebitamento pubblico è tale da porre dei seri vincoli di rientro per effetto delle regole europee.

La centralità delle istituzioni europee dovrà tradursi anche sul nostro territorio nel rafforzamento della sanità pubblica, nel ruolo del settore pubblico locale per il Welfare, nello sviluppo produttivo dei settori manifatturiero, turistico, agricolo con una forte attenzione alla compatibilità ambientale e alla difesa e alla creazione di posti di lavoro.

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